“[…] gli uomini abitano un mondo dalle molte dimensioni. Solo sprofondando appieno in esse, nell’amore e nella famiglia, nella natura e nella cultura, fioriscono vite autentiche e sensate. Ma oggi non troviamo il tempo per farlo. […] (H. Rosa)

La scuola progetta e propone esperienze che permettono al bambino di riappropriarsi di un tempo più lento.

L’istintivo rapporto tra bambino e natura innesca scintille di creatività, relazioni tra persona/persona e persona/ambiente e processi di apprendimento che permettono una crescita autentica dell’individuo.

Ciò che scaturisce da questo rapporto sono benefici a diversi livelli:

  • psicofisici: aumento della concentrazione, diminuzione dei raffreddamenti e miglioramento dello stato di salute generale;
  • di apprendimento: gestione delle emozioni, aumento dell’autostima e dell’autonomia e arricchimento del pensiero divergente;
  • socializzazione: con gli altri bambini, con gli adulti di riferimento e con i genitori, all’interno di un contesto di cura e di rispetto dell’ambiente;
  • senso di appartenenza al cosmo: riprendendo una dimensione più spirituale e di gratitudine verso il creato.


Da “I diritti naturali dei bambini e delle bambine” di G. Zavalloni:

”   1. Il diritto all’ozio a vivere momenti di tempo non programmato dagli adulti.

  1. Il diritto a sporcarsi a giocare con la sabbia, la terra, l’erba, le foglie, l’acqua, i sassi, i rametti.
  2. Il diritto agli odori a percepire il gusto degli odori, riconoscere i profumi offerti dalla natura.
  3. Il diritto al dialogo ad ascoltatore e poter prendere la parola, interloquire e dialogare.
  4. Il diritto all’uso delle mani a piantare chiodi, segare e raspare legni, scartavetrare, incollare, plasmare la creta, legare corde, accendere un fuoco.
  5. Il diritto al buon inizio a mangiare cibi sani fin dalla nascita, bere acqua pulita e respirare aria pura.
  6. Il diritto alla strada a giocare in piazza liberamente, a camminare per le strade.
  7. Il diritto al selvaggio a costruire un rifugio-gioco nei boschetti, ad avere canneti in cui nascondersi, alberi su cui arrampicarsi.
  8. Il diritto al silenzio ad ascoltare il soffio del vento, il canto degli uccelli, il gorgogliare dell’acqua.
  9. Il diritto alle sfumature a vedere il sorgere del sole e il suo tramonto, ad   ammirare, nella notte, la luna e le stelle.

Il diritto all’ozio ci riporta alla necessità di uscire dall’abitudine di questi ultimi decenni di prevedere, programmare e organizzare ogni cosa, di produrre, di essere sempre efficienti. Il diritto all’ozio ci parla anche dell’importanza della libera iniziativa del bambino che non deve fare sempre riferimento all’adulto per sapere come muoversi e cosa fare. Ma ozio è anche potere stare seduti, senza fare apparentemente niente. Nell’ozio c’è un non fare che è solo esteriore: in realtà i sensi sono desti e percepiscono l’ambiente, la coscienza i movimenti interiori, e, come conferma oggi la teoria dei neuroni specchio, con la sola osservazione spesso siamo impegnati in attività talmente coinvolgenti che si attivano tutte quelle parti del cervello che si attiverebbero se compissimo noi stessi quei gesti o movimenti che osserviamo.

Il diritto a sporcarsi è un diritto senza il quale non si potrà mai entrare veramente in contatto con la natura, senza il quale non ci si potrà mai sentire completamente liberi. Le mani e i vestiti si possono lavare e ricomprare, mentre l’opportunità di giocare liberamente nella natura quando si è bambini capita un’unica volta nella vita.

Il diritto agli odori ci parla dell’olfatto, un senso importantissimo sin dalla nascita, come ci dimostra la capacità dei lattanti di pochi giorni di riconoscere l’odore del latte della propria madre. L’olfatto è uno dei sensi più primitivi e l’uomo è molto influenzabile dagli odori che sono una sorta di messaggio nella relazione tra persone, un mezzo di comunicazione non verbale in grado di risvegliare nell’altro sentimenti di antipatia, simpatia, o interesse. L’olfatto, inoltre è in genere considerato il senso più legato alla memoria, capace di poter rievocare, sensazioni, emozioni, esperienze vissute anche nell’infanzia.

Il diritto al dialogo è un diritto che ci riporta alla centralità del senso del sé verbale e dell’io narrativo che, per le infinite capacità espressive e generative del linguaggio stesso, consente di aumentare enormemente i modi possibili di entrare in relazione con gli altri e con l’ambiente. Rimanda al periodo sensitivo del linguaggio di Maria Montessori, alla mente narrativa di Bruner, a Chomsky e a Vigoskij, autori che al linguaggio hanno dedicato grande parte dei loro studi.

Il diritto all’uso delle mani potrebbe essere considerato il diritto centrale delle pedagogie attive e delle scuole nuove che hanno da sempre sottolineato l’importanza del learning by doing di Dewey, dell’imparare facendo. Ma l’uso delle mani è anche il primo passo per lo sviluppo del pensiero: il bambino piccolo pensa con le mani. Secondo Montessori la mano è “l’organo dell’intelligenza”, è lo strumento che aiuta la mente a conoscere, a comprendere l’ambiente e solamente se il bambino usa le mani potrà sviluppare completamente la sua intelligenza e avere un carattere equilibrato.

Il diritto al buon inizio è il diritto ad una alimentazione sana. Spesso nelle scuole si presta attenzione alla dieta dei bambini solo nella direzione di un corretto bilanciamento degli alimenti, molta meno nella scelta della provenienza dei cibi. Oggi però si sta assistendo a una graduale sensibilizzazione nei confronti di un’alimentazione sana, che utilizzi prodotti da coltivazione biologica, possibilmente locali e che privilegi il consumo di frutta e verdura di stagione.

Il diritto alla strada è il diritto a poter vivere in una città a misura di bambino. Le difficoltà dei bambini di oggi a utilizzare spazi urbani per il gioco e la socialità non possono passare inosservate. L’edilizia urbana è avanzata a discapito di un verde pubblico che si è ridotto sempre di più; è scomparsa la vita di borgo e di quartiere; la circolazione delle automobili è aumentata a dismisura. Nel 1991 è nato un progetto internazionale del Consiglio nazionale delle ricerche e dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione con lo scopo di creare una nuova filosofia di governo della città assumendo i bambini come parametri e come garanti delle necessità di tutti i cittadini.

Il diritto al selvaggio è il diritto a giocare nella e con la natura e ad avere occasioni, tempi e spazi per farlo.

Il diritto al silenzio riconosce un bisogno profondo che appartiene non solo all’adulto ma anche al bambino. È un bisogno purtroppo spesso negato a causa del rumore delle grandi città, della televisione sempre accesa negli appartamenti e della confusione che spesso si avverte nelle scuole le cui aule sono male insonorizzate. Il diritto al silenzio è un diritto alla quiete, ma è anche un diritto all’ascolto profondo di ciò che ci circonda.

Il diritto alle sfumature è il diritto a essere partecipi del corso della natura e delle trasformazioni che l’accompagnano. Gli ambienti domestici sono caratterizzati da una certa fissità, al contrario della natura che muta continuamente. Solo stando nella natura nel corso di tutto l’anno, in diversi momenti della giornata, esplorando ambienti differenti, si può godere del susseguirsi dei grandi e piccoli cambiamenti che sfumano uno nell’altro.”

Il rapporto continuativo con la natura, vissuto dai bambini e dagli adulti attori dell’educazione del bambino, innesca una spirale creativa che arrichisce, amplia e sostiene la relazione educativa.

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